Il fascino dell’immagine. Tradizione e modernità

Pescara. Museo Vittoria Colonna, 2014

(56 dipinti dal 1968 al 1997 della Collezione Alfredo e Teresita Paglione)

Opere di

Arturo Carmassi

Gastόn Orellana

Claudio Bonichi

Orellana, Aguila amarilla, 1974, olio su tela, cm 100x120

Gastón ORELLANA
Aguila amarilla,
1974, olio su tela, cm. 100×120

Orellana, Los ojos, 1974, olio su tela 120x100

Gastón ORELLANA
Los ojos,
1974, olio su tela, cm. 120×100

Orellana, Muerte vestida de pajaro, 1974, olio su tela 120x100

Gastón ORELLANA
Muerte vestida de pajaro,
1974, olio su tela, cm. 120×100

Carmassi, La tavola del poeta, 1969, olio su tela 100x100

Arturo CARMASSI
La tavola del poeta,
1969, olio su tela, cm. 100×100

Carmassi: Anna. 1968, lapis, cm. 50x35

Arturo CARMASSI
Anna
1968, lapis, cm. 50×35

Bonichi: Ranuncoli di Londra. 1997, olio su tela, cm. 50x60

Claudio BONICHI
Ranuncoli di Londra
1997, olio su tela, cm. 50×60

Bonichi: La ragazza velata. 1997, olio su tela, cm. 90x100

Claudio BONICHI
La ragazza velata
1997, olio su tela, cm. 90×100

Tre grandi artisti che hanno solcato il 900 lasciando tutti un importante segno, tre grandi artisti profondamente legati all’attività di Alfredo Paglione, il gallerista innamorato dell’arte e della sua terra. Le 56 opere che hanno costituito l’esposizione al Museo Colonna sono unite da un sottile filo rosso ben identificato dal marchio scelto per questa preziosa collettiva: “Tradizione e modernità”, concetti solo apparentemente contrapposti che costituiscono il fulcro di quel fascino dell’immagine sempre inseguito da Paglione nella sua attività di mercante d’arte e di mecenate convinto oltre ogni ragionevole dubbio del fatto che, inevitabilmente, la bellezza salverà il mondo. Purché ad abitarlo ci sia anche chi – in particolare i giovani cui sempre il gallerista ha rivolto uno sguardo di speranza – quella bellezza voglia ammirarla, apprezzarla, farne tesoro per la propria stessa esistenza.

Carmassi, Orellana e Bonichi sono artisti diversi per formazione e per l’espressione della propria personale ispirazione. Eppure il filo rosso – così ben delineato dal catalogo della mostra, a cura di Sandro Parmigiani, pubblicato da Ianieri Edizioni – c’è ed è palese. Tradizione e modernità, nel segno di quella immagine che è anche nel nome e nel logo della Fondazione cui Paglione ha affidato la valorizzazione e la sorveglianza delle proprie donazioni. Segno di una coerenza di scelte e di percorsi in cui l’esposizione con Carmassi, Orellana e Bonichi si innesta alla perfezione come parte di un puzzle che va costruito con infinita pazienza pur sapendo che, per quanto ci si sforzi di completarlo, ci sarà sempre un altro pezzo da aggiungere…