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Ricordando Alfredo Paglione: «È stato un maestro di vita per i giovani»

Conoscevo da anni Alfredo Paglione, il noto Gallerista d’arte attivo specialmente a Milano, ma nativo di Tornareccio, nel territorio dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto a me affidata. L’avevo conosciuto, ancor prima di divenire Vescovo nella Sua terra d’origine, in occasione di un evento artistico-culturale tenutosi a Loreto sull’iconografia della Croce, in cui ero stato relatore. Con Lui e Teresita, la Sua amatissima Sposa, era nata un’amicizia durata nel tempo, nutrita non solo dal comune amore per l’arte e la bellezza, ma anche dalla fede che ci univa e che proprio nella bellezza ci faceva riconoscere una via verso il Mistero divino che ci trascende, ci avvolge e ha voluto raggiungerci nel Signore Gesù. Ora che Alfredo ha attraversato la soglia della morte e riposa nel silenzio pieno di vita del Dio, che è amore, vorrei evidenziare di Lui due tratti, che hanno reso lui caro a tanti e la sua opera significativa per tutti: la curiosità intellettuale e la cura dei legami autentici.

La curiosità intellettuale di Paglione lo aveva spinto a interessarsi con passione di ambiti diversi del sapere: iscritto alla Facoltà di Geologia dell’Università di Roma, nel 1960 aveva compiuto per conto della De Agostini un viaggio di studio in Colombia, dove aveva conosciuto una violoncellista, Teresita Olivares che, venuta in Italia nel 1967, diventerà sua moglie. Trasferitosi a Milano, Alfredo si occuperà di teatro, tra l’altro chiamando il maestro Aligi Sassu a realizzare un ciclo di affreschi per uno spazio teatrale di cui aveva cura. Commissionerà poi a Sassu e ad altri artisti, tra cui Lucio Fontana, scenografie importanti per le “pièces” rappresentate, stringendo anche un legame familiare con Sassu, che sposerà la sorella della moglie di Alfredo. Questa frequentazione artistica lo spingerà ad occuparsi sempre più di opere belle: nel 1963 apre a Milano la Galleria 32, che diventerà punto di riferimento specialmente per artisti figurativi, oltre che centro di aggregazione per intellettuali italiani ed europei. La Galleria realizzerà tra l’altro mostre di Guttuso, Sassu, Manzù, Fontana, Levi, oltre ad ospitare noti maestri stranieri come Picasso, Bailey, Miller, Ortega. A questi si uniscono poeti e scrittori come Rafael Alberti, Quasimodo, Buzzati, Ungaretti, Sciascia, Sereni, Moravia, Testori, Vigorelli, Zeri.

L’amore per la sua terra, poi, ha spinto Alfredo Paglione a coltivare il sogno di realizzare in diverse città della sua regione d’origine una serie di nuove strutture museali, con lo scopo di diffondere fra la sua gente, specialmente fra i giovani, l’amore per l’arte, la poesia e la bellezza. Nell’arco di pochi anni il suo programma si è andato attuando dapprima con l’apertura, nel luglio 1997, del Museo d’Arte dello Splendore presso il santuario mariano di Giulianova; poi con la donazione, nel 2002, di ottanta dipinti di otto artisti italiani e spagnoli alla città del Vasto per la prestigiosa sede espositiva di Palazzo d’Avalos. Successivamente Paglione ha donato alla Fondazione Carichieti cinquantotto preziosi acquerelli con i quali Sassu nel 1943 aveva illustrato “I Promessi Sposi”. Quindi, nel 2004, trasferisce al Museo Barbella di Chieti centouno dipinti e sculture, allestendo la grande rassegna permanente dal titolo “Arte per Immagini. Da de Chirico a Lopez García”. Sempre nel 2004 ha donato 32 opere di Sassu al suo paese natale, Tornareccio. Nel 2006 dà inizio all’operazione “Un mosaico per Tornareccio. La città delle api”. Nel 2010 progetta e apre un museo dedicato a Sassu ad Atessa, donando duecentodieci opere su carta del Maestro. Nel 2012 offre 150 opere della sua collezione alla Fondazione Carichieti per il nuovo Museo di Palazzo de’ Mayo. Nel 2008, con Giovanni Gazzaneo e alcune personalità del mondo della cultura, dà vita a “Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione”, per far conoscere e promuovere in particolare il sacro nelle arti contemporanee. Vocazione e missione si uniscono, insomma, in Alfredo Paglione, facendone non solo un mecenate generoso, ma anche un convinto educatore specialmente dei giovani ai valori dell’arte, intesa come via al sacro. Un esempio specialmente per chi abbia responsabilità pubbliche e possa incidere sul futuro di tutti. Una sfida, su cui fermarsi a riflettere per giungere a scelte significative e feconde al servizio del bene comune.

Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto

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