
Goya, la provocazione e la guerra
Dal 26 luglio al 29 settembre la quarta tappa de “I cicli dell’Arte” : 40 incisioni originali di Francisco Goya
A grande richiesta la mostra continua dall’8 ottobre
Quaranta incisioni originali di Francisco Goya (1746 – 1828), esposte per la prima volta in Abruzzo, sono le opere protagoniste della esposizione “Goya. La provocazione e la guerra”, inaugurata il 26 luglio scorso, nell’ambito di un articolato programma di musica e cultura, nell’auditorium del Museo, con interventi del prof. Luigi Capasso, direttore del Museo stesso, della professoressa Raffaella Morselli, docente ordinario di Storia dell’Arte Moderna nell’Università degli Studi di Teramo e della dottoressa Cecilia Paolini, Storica dell’arte Università “Sapienza” di Roma, alla presenza del mecenate Alfredo Paglione, un uomo che ha fatto da sempre dell’Arte e della bellezza, anche d’animo, che dall’Arte scaturisce, la sua bandiera.
Si tratta del quarto appuntamento con i “I CICLI DELL’ARTE”, la originale rassegna a tappe che il Museo universitario dell’ateneo “Gabriele d’Annunzio” ha organizzato, d’intesa con la Fondazione Immagine, per presentare l’importante collezione d’arte moderna che ha acquisito grazie alla generosità del mecenate Alfredo Paglione.
Le quaranta opere che saranno in mostra sino al 29 settembre nelle sale del Museo fanno parte del ciclo i Disastri della Guerra (titolo originale Los desastres de la guerra), realizzato dall’artista spagnolo tra il 1810 e il 1820 e raffigurano vari episodi di barbarie ambientati nel periodo del conflitto di indipendenza spagnola in seguito alla rivolta scoppiata il 2 maggio 1808 contro le truppe napoleoniche. “La Rivoluzione Francese, inizialmente accolta con entusiasmo dagli intellettuali ispanici, tra cui Goya stesso, venne percepita – racconta Cecilia Paolini nel catalogo che accompagna la mostra – dalla popolazione non come la vittoria dei princìpi illuministi di libertà e uguaglianza, ma come una vera e propria invasione straniera”.
Goya, nelle sue incisioni realizzate attraverso varie tecniche, non racconta tuttavia episodi bellici ma soprusi e violenze gratuite comuni a tutte le guerre in ogni angolo del mondo. L’arte grafica, intrapresa da Goya in maniera seriale in una fase tarda della sua vita, ha del resto, come scrive la prof.ssa Raffaella Morselli nel saggio critico che accompagna l’esposizione, rappresentato per l’artista, “sordo da anni, la possibilità di una narrazione più accessibile a tutti, più larga e seriale, che diede voce alle sue idee e alle sue analisi impietose della società del tempo, difficili da esprimere in un linguaggio minato dalla malattia. Per Goya, il bulino, la puntasecca, la maniera nera, l’acquaforte, le lastre, le cere, i mordenti furono un linguaggio di consolazione, con cui sfogare e mettere a nudo i propri pensieri e le proprie delusioni personali e politiche”.
“Le opere in esposizione – racconta il presidente della Fondazione Immagine Luciano Di Tizio – sono le incisioni pari delle ottanta lastre comprate dall’Accademia di San Fernando di Madrid: l’intera serie fu oggetto di disputa tra due collezionisti, uno di Madrid, l’altro, di Milano; si decise, dunque, di dividere il corpo delle incisioni in pari e dispari: la numerazione dispari andò in Spagna dove fu successivamente smembrata e venduta per singola stampa; l’altra metà delle incisioni fu conservata integra nella collezione Paglione, ora donata al Museo universitario”.
“Da parte nostra – commenta il direttore del Museo prof. Capasso – siamo orgogliosi di offrire queste opere alla fruizione del pubblico, interpretando crediamo al meglio lo spirito che ha animato Alfredo Paglione nelle sue donazioni, in ogni angolo d’Abruzzo e non solo, per divulgare l’arte e la bellezza soprattutto tra i giovani”.