ALIGI SASSU, catalogo ragionato dell’opera sacra

Sassu, catalogo ragionato opere sacre

“ALIGI SASSU, catalogo ragionato dell’opera sacra”

A cura di Alfredo Paglione

Silvana Editoriale S.p.A., 388 pp.

 

Il 29 settembre 2017 la Fondazione Immagine ha organizzato a Chieti, nei prestigiosi locali del Museo Barbella, la presentazione, in anteprima nazionale, del volume “Aligi Sassu, catalogo ragionato dell’opera sacra”, a cura di Alfredo Paglione. Una pubblicazione di eccezionale valore artistico e documentario nella quale vengono censite ben 471 opere con un ricchissimo corredo di immagini.

Nel corso della presentazione hanno parlato del volume due illustri relatori: l’arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto Mons. Bruno Forte e il critico d’arte e giornalista Gabriele Simongini, preceduti da una introduzione del presidente della Fondazione Immagine Luciano Di Tizio.

Qui di seguito pubblichiamo l’intervento integrale tenuto nell’occasione da Gabriele Simongini.

 

C’è un luogo dove è possibile comprendere pienamente come possano realizzarsi con naturalezza   l’incontro e il dialogo fra Chiesa cattolica ed arte sacra contemporanea, con completa soddisfazione di entrambe, senza che nessuna delle due rinunci alla propria essenza. Teatro della rivelazione è il sud della Francia, a Vence, giungendo ad un umile e spoglio edificio che dall’esterno non lascia presagire il purissimo tesoro d’arte e spiritualità custodito internamente. Ecco la Chapelle du Rosaire (1948-1951) di Henri Matisse, da lui stesso considerata il suo massimo capolavoro. I colori (il blu del cielo e del mare, il verde del mondo vegetale, il giallo della luce) e le forme di Matisse, nelle vetrate, assumono una sacralità spontanea, totalizzante, in cui tutto, visibile ed invisibile, è connesso da una rete inestricabile di legami. A tal proposito vengono alla mente alcune mirabili riflessioni di Papa Paolo VI: “I veri artisti di tutti i tempi, che ne siano coscienti o meno, marciano in una direzione dove li precedono i mistici. Essi ci insegnano a vedere il mondo come un immenso   simbolo dove tutto comunica e si risponde…”. Tutto, nella Cappella, dall’altare al Crocifisso, dal candelabro al semplicissimo confessionale bianco e quasi invisibile, reca l’impronta della mano felicemente armoniosa di Matisse. Tutto induce alla pace, alla contemplazione, alla riflessione ed alla preghiera. Il senso di spiritualità cattolica trova qui una casa accogliente e luminosa senza che Matisse abbia minimamente rinunciato a qualcosa del proprio inimitabile linguaggio. Anzi, in qualche modo le esigenze della committenza lo hanno stimolato ad essere ancora più efficace, potente, sintetico. Così, in quel tempio dell’arte e della fede tornano alla mente le parole di Kandinsky, “L’arte parla all’uomo del sovrumano”, ma anche di Luigi Pareyson: “si può giungere a dire che l’arte sacra, se non riesce ad esser arte, non riesce nemmeno ad essere veramente sacra”.

A proposito di arte sacra o religiosa sono quanto mai profonde due riflessioni di Aligi Sassu: “Per noi artisti Cristo rappresenta la figura più grande e più espressiva del nostro mondo. La visione totale dell’essere si stabilisce con la Incarnazione, con Cristo nasce per noi l’espressione, cioè l’antitesi alla olimpicità greca”; e poi: “Qualsiasi tematica, per l’artista che è artista, è sempre sacra… Essendo pittore, per me è un atto sacro dipingere sia un’immagine religiosa sia un paesaggio, entrambe opere divine”.

Nel Catalogo ragionato sull’opera sacra di Aligi Sassu, curato da Alfredo Paglione e pubblicato da Silvana editoriale (con testi di Antonio Paolucci, Gianfranco Ravasi, dello stesso Paglione, e poi di Antonello Negri, Elena Pontiggia, Giuseppe Bonini, Bruno Forte), sono censite 471 opere a carattere religioso realizzate da Sassu nelle tecniche più diverse, dal 1927 al 1999, lungo tutto il suo straordinario percorso. Questo non è solo un volume e un catalogo ragionato di arte sacra ma è anche la testimonianza di un valore sacro come l’amicizia che ha unito Sassu a Paglione, straordinario mecenate rivolto sempre ai giovani, all’avvenire. Alfredo Paglione è anche un “custode della memoria”, del valore della pittura, perché sa bene, come ha notato Hannah Arendt, che “per gli esseri umani, pensare al passato significa muoversi nella dimensione della profondità, gettando radici e così rendendosi stabili, in modo da non essere spazzati via da qualsiasi cosa possa accadere”. In Italia non c’è nessuno come lui. Nessun mecenate che per la propria regione abbia fatto qualcosa di simile agli atti di generosità dimostrati da Alfredo Paglione, abruzzese doc, figura atipica, coltissima e per molti aspetti eccezionale di collezionista di   razza. “Le donazioni rappresentano – ha spiegato Paglione – il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti”.

Come si vede nel bel volume curato da Paglione, un anno particolarmente intenso per Sassu è il 1941, nel pieno della guerra: ecco la “Crocefissione” (1941) della Santa Casa di Loreto, connotata da una potenza espressiva che non ha nulla da invidiare alla ben più famosa “Crocefissione” per il Premio Bergamo di Guttuso. E poi, nello stesso anno, opere di straordinaria intensità come “Concilio”, la “Deposizione” della Santa Casa di Loreto, “L’erezione della Croce”. Col passare degli anni non si esaurisce certo la vocazione di Sassu per un’arte sacra colma di umanità come dimostra, ad esempio, “La Pietà” della Santa Casa di Loreto, del 1966, con quella tempesta emozionale che si invera nel rosso fiammeggiante, come se un’immane eruzione dovesse bruciare e coprire il mondo.

Gabriele Simongini

 

Avvenire 5 dicembre 2017: Sassu la bellezza che salva

articolo avvenire 5-12-2017