Claudio Bonichi
Museo Universitario
Università “G. d’Annunzio” Chieti e Pescara
Piazza Trento e Trieste
66100 Chieti, Italia
Orario Museo
dal martedì al venerdì
ore 9:00- 19:30 (ultimo ingresso ore 19:00)
sabato e domenica
ore 15:00- 20:00 (ultimo ingresso ore 19:30)
Lunedì chiuso
Reception
Telefono 0871-3553514
La virtuosa rete dei dipinti di Bonichi nella collezione Paglione
Alfredo Paglione è molto più che collezionista, molto più che un gallerista. Si può certamente definire un mecenate, guidato dalla passione per l’arte e per la cultura, per un’idea di valorizzazione della civiltà che guarda oltre il proprio tempo. Nella sua galleria milanese, attiva dal 1963 al 2000, la celebre Trentadue del quartiere Garibaldi, Alfredo Paglione ha scelto gli artisti non in base a un criterio di mercato, piuttosto all’urgenza di espressione di un principio fondante nella sua vita, vale a dire l’idea che la cultura costruisce la società civile, la narrazione del proprio tempo edifica la storia, la cultura che un popolo produce è il principale segno di vita di ogni singolo uomo.
In un sistema dell’arte che fagocita record di prezzi, Alfredo Paglione è sempre stato guidato dal concetto di valore culturale, non di stima economica. Questa rara virtù gli ha permesso di conoscere artisti importantissimi quali Sherman, Guttuso, Ortega e molti altri ancora, per i quali ha organizzato mostre importanti nella Trentadue ma anche in musei pubblici. Un mecenate di stampo antico proprio perché la sete di cultura di Alfredo Paglione non ha confini: nella propria casa venivano organizzati intimi ma preziosi concerti da camera grazie a sua moglie, la violoncellista Teresita Olivares, e alla cognata, la cantante lirica Helenita Olivares.
I criteri con cui selezionava opere da collezionare erano dettati dall’importanza rappresentativa e storica dell’oggetto d’arte, non tanto valutata sul momento, piuttosto in prospettiva, ossia quanto quell’opera sarebbe diventata emblematica nella storia pittorica dell’autore.
Il suo impegno ha sostenuto non solo la produzione artistica di suo cognato, Aligi Sassu, ma anche di giovani emergenti come era Claudio Bonichi alla fine degli anni ’70, epoca in cui si sono conosciuti. Per un giovane così appassionato di cultura, non solo figurativa ma anche letteraria (come era Bonichi), la galleria Trentadue costituiva un luogo di attrazione fenomenale: lo spazio espositivo di Paglione, infatti, era crocevia non solo di artisti, ma anche di poeti e scrittori, come Salvatore Quasimodo, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia e Dino Buzzati, e di intellettuali e critici, come Indro Montanelli, Federico Zeri, Maurizio Fagiolo dell’Arco.
La carriera di Claudio Bonichi è stata tessuta anche grazie alla rete di relazioni che Alfredo Paglione è riuscito a intrecciare e dal ricordo che il mecenate ha dell’artista si deduce quanto le doti umane e intellettuali del pittore piemontese fossero considerate importanti tanto quanto le capacità figurative. Qui si mostrano ed esaminano i dipinti di Bonichi facenti parte della collezione personale di Alfredo Paglione, opere che sono state depositate al museo dell’Università di Chieti insieme a una vasta parte della raccolta d’arte del mecenate abruzzese: è particolarmente significativo notare la sottile, eppur consistente, affinità che lega i dipinti di Bonichi al nucleo principale degli oggetti selezionati ed esposti in questo museo di storia naturale; le still life del pittore piemontese, così come le sue opere di figura, sono tutte caratterizzate dalla presenza di piccoli oggetti della natura (fiori, frutta, insetti…) che segnano lo scorrere della vita e hanno senso solo se rapportate all’esistenza umana.
Un altro aspetto fondamentale che lega i protagonisti di questa edificante storia è l’equilibrio tra il senso del viaggio e l’appartenenza alla propria terra, equazione non sempre facile ma positiva in Alfredo Paglione tanto quanto in Claudio Bonichi: il pittore piemontese nella fanciullezza girovagò in molte parti di Italia per gli spostamenti di lavoro del padre, ma fu sempre legato a Monchiero, paesino delle langhe dove, grazie a suo nonno Eso Peluzzi, apprese il mestiere dell’arte, e a Roma, sua città di elezione; Alfredo Paglione è nato a Tornareccio, ma il suo lavoro gli ha fatto visitare moltissime parti del mondo.
Nonostante l’attività di gallerista l’abbia svolta a Milano, Paglione è sempre rimasto profondamente legato all’Abruzzo: a seguito della chiusura della Trentadue, l’impegno negli anni 2000 è stato di celebrare la propria terra esponendo permanentemente parti della propria collezione in spazi pubblici: la storia collezionistica di Paglione, che nelle sue relazioni intellettuali e artistiche fu sempre accompagnato dalla moglie Teresita, può essere ricostruita attraverso la Sala d’Arte Pallano di Tornareccio, il Museo dell’Arte dello Splendore di Giulianova e, appunto, il Museo Universitario di Chieti, la cui sezione di arte figurativa si deve interamente al profondo senso di civiltà di questo mecenate d’altri tempi.
Raffaella Morselli