01 I cicli dell’arte

Il fascino dell’immagine

Claudio Bonichi, Le chapeau fleuri, 1988, olio su tela, cm 65x65

Claudio Bonichi
Le chapeau fleuri
1988
olio su tela, cm 65×65

Wanda Broggi, Ritratto di Teresita Olivares, 1991, olio su tela, cm 120x80

Wanda Broggi
Ritratto di Teresita Olivares
1991
olio su tela, cm 120×80

Ennio Calabria, Memoria rivisitata, 1991, olio su tela, cm 150x80

Ennio Calabria
Memoria rivisitata
1991
olio su tela, cm 150×80

Michele Cascella, Paesaggio abruzzese, 1930, olio su tela, cm 126x150

Michele Cascella
Paesaggio abruzzese
1930
olio su tela, cm 126×150

Bruno Caruso, Bagliore nel giardino, 1969, olio su tela, cm 120x159

Bruno Caruso
Bagliore nel giardino
1969
olio su tela, cm 120×159

Armando De Stefano, Nudo, 1983, olio su tela, cm 61x50

Armando De Stefano
Nudo
1983
olio su tela, cm 61×50

Gigino Falconi, Concerto silenzioso, 1991-92, olio e acrilico su tela, cm 180x180

Gigino Falconi
Concerto silenzioso
1991-92
olio e acrilico su tela, cm 180×180

Ritch Miller, Agosto. Rosal, Chubasco repentino, 1982, olio su tela, cm 146x114

Ritch Miller
Agosto. Rosal, Chubasco repentino
1982
olio su tela, cm 146×114

Josè Ortega, Malvalocas, 1981, tempera all'uovo su tela, cm 54x65

Josè Ortega
Malvalocas
1981
tempera all’uovo su tela, cm 54×65

Isabel Quitanilla, Bodegòn con flores, 1992, olio su tela, cm 50x70

Isabel Quitanilla
Bodegòn con flores
1992
olio su tela, cm 50×70

Aligi Sassu, Caffè San Babila, 1951, olio su tela, cm 100x200

Aligi Sassu
Caffè San Babila
1951
olio su tela, cm 100×200

Aligi Sassu, Argonauti, 1975, acrilico su masonite, cm 39x48

Aligi Sassu
Argonauti
1975
acrilico su masonite, cm 39×48

Museo Universitario
Università “G. d’Annunzio” Chieti e Pescara
Piazza Trento e Trieste
66100 Chieti, Italia

Orario Museo

dal martedì al venerdì
ore 9:00- 19:30 (ultimo ingresso ore 19:00)
sabato e domenica
ore 15:00- 20:00 (ultimo ingresso ore 19:30)
Lunedì chiuso

Reception
Telefono 0871-3553514

Un mecenate sensibile e lungimirante come Alfredo Paglione sembra aver fatto proprio il famoso motto di un suo insigne conterraneo, Gabriele D’Annunzio, che amava dire: “Io ho quel ho donato”. Del resto, Paglione ha capito che la bellezza dà conforto, fa crescere nel modo migliore i giovani, guarisce il dolore e si oppone all’orrore. Lo possiamo sentire su noi stessi, sulla nostra pelle, sulla nostra vita improvvisamente cambiata ed illuminata da un capolavoro ma ne abbiamo anche una toccante conferma in una delle storie raccontate da Lawrence Weschler nel suo “Vermeer in Bosnia”. Antonio Cassese, un giurista italiano in servizio a L’Aja  per presiedere le udienze preliminari del tribunale per i crimini di guerra nella ex-Jugoslavia, trascorreva le sue giornate ascoltando le testimonianze sui più crudeli stupri, omicidi e torture che l’uomo possa infliggere ai suoi simili. Quando l’autore gli ha chiesto come fosse riuscito a non impazzire di fronte all’obbligo di guardare ogni santo giorno in questo abisso spaventoso, Cassese ha risposto che la sua salvezza è consistita nel rifugiarsi quotidianamente, dopo le udienze, nel Museo Mauritshuis, a L’Aja, per contemplare due fra le opere d’arte più mirabili di tutti i tempi, “La ragazza con l’orecchino di perle” e “La veduta di Delft” di Vermeer. Ma non ci andava solo perché erano strepitosamente belle. Le guardava quasi devotamente, ha spiegato Cassese, perché quei quadri “sono stati inventati per guarire il dolore. Emanano una calma, una pace, una serenità al punto da agire come balsamo per la psiche”. A pensarci bene, il culto di Paglione per la bellezza e la sua decisione determinata di condividerla con tutti, soprattutto con i conterranei abruzzesi, hanno un qualcosa di epico ed indimenticabile. Dal 2000 in poi, ha voluto donare alla sua cara Regione oltre 2000 opere di notissimi artisti, un’iniziativa che ha anche portato alla realizzazione di tanti nuovi musei. Ed ora ha deciso di affidare all’Abruzzo anche uno straordinario patrimonio di circa 500 opere destinate all’Università di Chieti-Pescara ed in particolare al suo Museo Universitario, ben diretto da Luigi Capasso.  Fra i tanti, importanti nomi presenti spiccano quelli di C. Bonichi, E. Calabria, M. Cascella, R. Carroll, B. Caruso, G. Dova, F. Francese, G. Grosz, P. Guccione, G. Manzù, M. Marini, C. Mattioli, C. Mensa, F. Messina, G. Modica, J. Ortega, G. Ossola, K. Plattner, M. Quetglas, R. Rauschenberg, A. Sassu, R. Savinio, G. Vangi, R. Vespignani. Una ghiotta anticipazione di quella che sarà la donazione nella sua interezza è data dal Calendario 2019 intitolato “Il fascino dell’Immagine” e dalle mostre, piccole ma preziose, che a rotazione presenteranno le opere più importanti della collezione nel Museo Universitario dell’Università di Chieti-Pescara.
Nella copertina del Calendario  spicca un’opera di Aligi Sassu, Caffè San Babila (1951, olio su tela, 100×200 cm), mentre sulla retrocopertina si può ammirare una tela di Wanda Broggi, Ritratto di Teresita Olivares (1991, olio su tela, 120×80 cm). Sono al tempo stesso due bellissime opere e due intense pagine della vita di Alfredo Paglione, che di Sassu è stato il cognato oltre che il gallerista di fiducia e che a Teresita ha donato tutto il suo amore che neppure la morte ha potuto indebolire.

E poi molte altre pagine della vita di Paglione sono chiamate in causa da opere ed artisti con cui il mecenate ha stretto nel corso del tempo legami particolarmente forti: pensiamo a Josè Ortega, con la sua arte dal contenuto profondamente rivoluzionario e col suo fortissimo impegno sociale e civile ma anche a due artisti scomparsi recentemente e di cui Alfredo era molto amico, Bruno Caruso e Piero Guccione. Si potrebbe continuare a lungo e va sottolineato che un altro dei valori che fa da costante stella polare di riferimento per Paglione è proprio l’amicizia. Inoltre egli è anche un “custode della memoria”, del valore della pittura come tradizione in divenire, perché sa bene, come ha notato Hannah Arendt, che “per gli esseri umani, pensare al passato significa muoversi nella dimensione della profondità, gettando radici e così rendendosi stabili, in modo da non essere spazzati via da qualsiasi cosa possa accadere”. E va detto chiaramente: In Italia non c’è nessuno come lui. Nessun mecenate che per la propria regione abbia fatto qualcosa di simile agli atti di generosità dimostrati da Alfredo Paglione, abruzzese doc, figura atipica, coltissima e per molti aspetti eccezionale di collezionista di razza. E non si finirà mai di ripetere le sue parole appassionate che in un’altra occasione hanno chiarito così bene il senso del suo operato mecenatistico: “Queste donazioni rappresentano il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti”.
Paglione ha dimostrato che con il coraggio della ferma determinazione, unito ad una sensibilità non comune, si possono raggiungere risultati straordinari. Così, il suo percorso di vita e di mecenatismo, il suo positivo decisionismo e la sua audacia fanno tornare alla mente inevitabilmente le mirabili riflessioni di un celebre brano del “Faust” di Goethe: “Fino a che uno non si compromette, c’è esitazione, possibilità di tornare indietro, e sempre inefficacia. Rispetto ad ogni atto di iniziativa (e creazione) c’è solo una verità elementare, l’ignorarla uccide innumerevoli idee e splendidi piani. Nel momento in cui uno si compromette definitivamente anche la provvidenza si muove. Ogni sorta di cose accade per aiutare, cose che altrimenti non sarebbero mai accadute. Una corrente di eventi ha inizio dalla decisione, facendo sorgere a nostro favore ogni tipo di incidenti imprevedibili, incontri e assistenza materiale, che nessuno avrebbe sognato potessero venire in questo modo. Tutto quello che puoi fare, o sognare di poter fare incomincialo. Il coraggio ha in sé genio, potere e magia”.

                           Gabriele Simongini